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In 1977, BMW started to produce the series "/7" models and the flagship R90S was replaced by the R100S with a new 1000 cc 65 HP engine. “Although now displacing 980 torquing cc and weighing in at right around 474 pounds, the R100/7 is actually a lady at heart. A lady who's been around long enough to know the ways of the world and how to deal with them. (…) The sound, ah, the sound. There's nothing like a big twin for the sweetest music this side of heaven. The R100/7 has our vote for Song Of The Year. A purr, a rumble, a growl when charging up a freeway ramp. Quiet, but distinctive. Like many qualities the BMW possesses, the sound is understated. Rich and elegant.” (Quote from Motorcyclespecs). This R100S has been named Milgauss Marea by Franco Augello from Vigevano, better known by Frank A., master and commander of Moto Sumisura. Check out what he says of himself in the rest of this post. Photos by Fabrizio Jelmini.

Nel 1977, la BMW iniziò a produrre la serie / 7 e l'ammiraglia R90S fu sostituita dalla R100S con un nuovo motore di 1000 cc e 65 CV. “Sebbene con un generoso motore di 980 cc e un peso di 216 kg, la R100 / 7 è in realtà una signora dentro. Una signora che è ha vissuto abbastanza a lungo per conoscere le vie del mondo e saperle trattare. (...) Il suono, ah, il suono. Non c'è niente come un grosso boxer per suonare la musica più dolce da questa parte del cielo. La R100 / 7 ha il nostro voto per la canzone dell’anno. Fa le fusa, romba, un ringhia quando monta su una rampa autostradale. Tranquilla, ma personale. Come molte qualità la BMW possiede, il suono non è ostentato. Ricco ed elegante" (tratto da Motorcyclespecs). Franco Augello da Vigevano, meglio conosciuto come Frank A., master e commander di Moto Sumisura ha chiamato Milgauss Marea la sua questa R100S. Scoprite cosa racconta di se nel resto di questo post. Foto di Fabrizio Jelmini.



Frank says he has always built motorcycles, since he was six y.o.: “First, when I was just a child - blonde, shaggy long hair, unstoppable, skinned knees - I rode my small fireball, my number 8, to make my dreams come true. I rode around, and around, and around. Sometimes I won. Indeed, I always won, because to me it was enough to grab that little knob and open the throttle with my little fist. When I was six years old, my bike was the most beautiful and the fastest in the world. Later, I started tuning my bikes to satisfy my adolescent need to be at the centre of attention. I came back from the football field and I (finally) got into the garage. To be honest I wasn’t good to play soccer: with the ball between my feet, I always had a wrench in my hand and a piston in my eyes. The girls liked to ride with me. Less when I wore a kilt. Ridiculous kids' games I udes to play on two-wheels. (...) Well ... I build tailor made bikes. I’m a kind of tailor of motorcycles. A nice pun, yes, but it's the truth. I take rags and transform them into evening suits. I admit it hasn’t always been this way. As the time goes by, I changed my spirit of dismounting, double checking, cleaning, fixing and rebuilding. And there was a time when I was ashamed. In my garage I had three BMW. Outside the workers of the company near my house came and went from the layoffs. I sold the bikes. I reached my awareness: there are amazing motorcycles around, but they are rusty, dusty and neglected. In the last two years, these bikes have become the rags I use to cut my evening suits, I find these old irons and cuddle them up to make custom motorcycles". Frank.



Frank racconta che ha sempre costruito moto, sin da quando aveva sei anni: “Prima: da bimbo – biondo, capelli lunghi, arruffati, mai fermo, ginocchia sbucciate – cavalcavo un piccolo bolide; sfrecciavo su quel numero 8 realizzando il mio sogno. Giravo, giravo, giravo. A volte vincevo. Anzi, vincevo sempre, perchè a me bastava afferrare quella piccola manopola e dare gas col pugnetto. Quando avevo sei anni la mia moto di era la più bella e la più veloce del mondo. Poi: ci mettevo le mani con il bisogno adolescenziale di essere sempre al centro dell’attenzione. Tornavo dagli allenamenti di calcio e (finalmente) entravo in garage. A dirla tutta non ci ero mai uscito: col pallone tra i piedi, infatti, tenevo tra le mani una chiave e negli occhi il pistone che grippava. Alle ragazze piaceva venire in moto con me. Meno quando ci andavo in kilt. Ridicole follie da ragazzi con una due-ruote. (…) Insomma… faccio moto su misura. Sono una sorta di sarto delle due ruote. Un bel gioco di parole, si, ma è la verità. Prendo stracci e li trasformo in abiti da sera. Lo ammetto: non è sempre andata così. Col tempo è cambiato lo spirito del mio smontare, controllare, pulire, sistemare e rimontare. E c’è stato un momento nel quale mi sono vergognato. In garage avevo tre BMW. Fuori gli operai dell’azienda vicino a casa mia entravano e uscivano dalla cassa integrazione. Le ho vendute. Da quell’istante è nata la mia consapevolezza: ci sono in giro motociclette strepitose, ma sono coperte da uno strato di vecchiaia e di abbandono. Da due anni, quelle moto, sono diventate gli stracci con i quali realizzo gli abiti da sera: trovo questi ferrivecchi e li coccolo fino a farne moto su misura”. Frank.




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